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PORTO DI TRIESTE, FLESSIBILITA’ E NUOVI INVESTIMENTI LA RICETTA PER AFFRONTARE L’INSTABILITA’ DEI TRAFFICI COL MEDIO ORIENTE


La serata è stata aperta da un'esemplare sintesi del professor Stefano Pilotto (docente di
Storia delle relazioni internazionali al MIB di Trieste), che ha ripercorso i tratti della crisi
economica globale “nata in USA e esportata in Europa”, spiegando le “primavere arabe” e
definendo un quadro desolante delle sofferenze europee e dell'impasse nel processo di
integrazione. “Il Porto di Trieste ha un Piano di sviluppo con nuovi spazi a disposizione. Ma
ne varrà la pena, ci saranno nuovi traffici”? ha chiesto in modo provocatorio il professor
Pilotto, secondo il quale il Medio Oriente sarà strategico in questa fase di sviluppo.
Le risposte, oltre che dalle conclusioni del presidente Zerbini, sono arrivate dal Segretario
generale dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Orientale (ex Autorità portuale di
Trieste), Mario Sommariva. “La situazione, con la crisi della democrazia stessa come
rappresentanza e gestione del potere politico, è terribile, ma il Porto di Trieste – ha
spiegato Sommariva - può giocarsi molte carte in prospettiva, tra le quali quella
dell'internazionalità, della polifunzionalità di traffico e della complementarietà con
Monfalcone”.
In precedenza erano intervenuti, portando casi specifici riferiti alle aziende, Sabrina Falceri
(responsabile linea traffici IntraMediterraneo di Evergreen), Francesco Parisi (presidente
EMT) e Stefano Visintin (presidente Associazione Spedizionieri FVG).
“In Egitto il crollo dei traffici è iniziato dal 2011 e il raddoppio del canale di Suez – ha
spiegato Falceri - non ha portato i risultati sperati. In Turchia pare che il tentato golpe non

abbia portato conseguenze, il Libano, invece, convive da lunghi anni con una situazione di
guerra, ma è riuscito a rafforzare il “canale Beirut” verso la Siria, che ha azzerato le
importazioni attraverso i suoi porti. La Libia, infine, ha registrato un calo di traffico
fortissimo per Evergreen, ma ci sono enormi potenzialità”.
Di alternanza tra crescita e calo ha parlato invece Francesco Parisi: “Per noi l'attività di
spedizione verso il Mediterraneo orientale è sempre stata importante. Paradossalmente si
è rivelata una delle più stabili nel corso dei decenni. C'è preoccupazione per l'instabilità
politica della Turchia, ma sono più preoccupato per instabilità dell'Italia, e credo sia
prematuro valutare oggi conseguenze del tentativo di golpe. Al momento non ci sono
segnali di flessione. Per quanto riguarda la Siria, è cinico parlarne adesso, ma si attende
un impatto dall'opera di ricostruzione”.
“Non sempre i punti di forza del Porto di Trieste possono essere sfruttati per implementare
i traffici di merci varie ma vanno sviluppate idee imprenditoriali nuove, per portare nuovi
traffici – ha detto Visintin - e non portarsi via l'un l'altro ciò che già esiste”.
In chiusura, il presidente Zerbini ha posto l'accento sulle nuove possibilità offerte
dall'integrazione del Porto di Monfalcone nel quale, onde dare programmazione e garanzia
d’ormeggio alle navi di linea, dovrà essere attivata la figura e l’attività del terminalista,
concessionario e gestore di aree di piazzale e di banchina, oggi totalmente assente,
seppure previsto, da tempo, dalla normativa.

Riccardo CorettiPORTO DI TRIESTE, FLESSIBILITA’ E NUOVI INVESTIMENTI LA RICETTA PER AFFRONTARE L’INSTABILITA’ DEI TRAFFICI COL MEDIO ORIENTE