«Si tratta della più grande area di rigenerazione urbana del Mediterraneo, sulla quale va
mantenuta una vocazione industriale legata al mare – ha detto il senatore Russo – ma
vanno anche realizzati progetti come il nuovo terminal crociere, sedi per istituti di ricerca,
magari con spin off che finora non sono state partorite come ci si attendeva, aree vivibili
per i residenti, una parte di edilizia residenziale. Il Porto Vecchio, inoltre, deve essere
un'attrattiva turistica. E per fare ciò serve una società pubblica di gestione, perché il
Comune non fa questo di mestiere. Ad ogni modo, è necessaria un'idea generale
complessiva, non va bene lo spezzatino».
D'accordo anche il sindaco della città giuliana, Roberto Dipiazza, che ha sottolineato come
tutte le istituzioni stiano oggi correndo nella stessa direzione. «Ci sono i grandi progetti
legati ai 50 milioni del CIPE da parte del Ministero dei Beni culturali – ha ricordato il
sindaco - e l'opportunità legata a Trieste città della cultura nel 2020. I tempi sono stretti
ma, se tutto va bene, tra dieci anni il Porto Vecchio sarà fruibile anche se non completato.
Dobbiamo far sentire protetto l'imprenditore che vuole investire a Trieste».
Particolarmente entusiastico proprio l'intervento di un imprenditore presente tra i relatori
dell'incontro, l'amministratore delegato di Seleco (che ha appena trasferito la sede in
un'area del Punto Franco compresa all'interno del Porto Vecchio), Aurelio Latella: «A
Trieste si vive un contesto di energia, a mio giudizio oggi unico in Italia. Il quadro logistico
e l'offerta culturale che non hanno uguali, Trieste è uno dei luoghi più attrattivi in Europa.
Qui – ha spiegato Latella - abbiamo trovato proposte come sistema integrato regionale,
con vantaggi per il pagamento differito dell'Iva che ci consente una sorta di
autofinanziamento. Ma anche i collegamenti via mare con il Far East». Latella, esperto in
marketing e comunicazione che si muove tra l'Italia e il Regno Unito, guida la prima
azienda che ha voluto credere nelle novità rappresentate dal recente Decreto attuativo
grazie al quale le competenze gestionali del Punto Franco di Trieste sono in capo
all'Autorità di Sistema Portuale. Un'opportunità, secondo il manager, che rende appetibile
l'intero territorio del Friuli Venezia Giulia.
In Porto Vecchio, al di fuori dell'area ancora gestita direttamente dall'Authority, dovrebbe
insediarsi anche l’ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and
Biotechnology), organizzazione internazionale, intergovernativa, che opera nel campo della
genetica molecolare e delle biotecnologie. Fondata nel 1987, opera come Centro
autonomo nel Sistema Comune delle Nazioni Unite ed è sostenuta da oltre 60 Paesi.
«Abbiamo cercato di essere presenti sul territorio con scienziati di punta che discutono con
i cittadini. Spostando la sede in Porto Vecchio si darà una vetrina permanente per l'ICGEB
e ci sarà anche la possibilità di fare accordi con aziende private, perché finora non si è
riusciti a trasformare la ricerca in economia come si voleva» ha raccontato il direttore
generale dell'organizzazione, Mauro Giacca, sottolineando come il problema dell'Italia non
sia tanto la fuga di cervelli, quanto l'incapacità di attrarre ricercatori stranieri.
A Sandra Primicieri, responsabile dello sviluppo dei Punti Franchi e dei nuovi insediamenti
industriali per conto dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Orientale, è toccato
l'interessante compito di spiegare le differenze tra le Zone economiche speciali (diffuse
soprattutto nell'Italia meridionale) e le diverse opportunità e caratteristiche offerte dalle
Free zones del territorio triestino.
Mario Sommariva, segretario generale della stessa Authority, ha invece posto l'accento
sulla velocità con la quale le istituzioni triestine e regionali sono riuscite a mettere in
pratica le indicazioni della legge di sdemanializzazione, annunciando novità importanti al di
fuori del Porto Vecchio, ma ricordando come quest'ultimo sia un “progetto della città”, nel
quale l'Autorità di sistema portuale mantiene alcuni limitati ma importanti interessi.
«Da questo incontro è emersa chiaramente una forte determinazione nel cogliere le
opportunità che si presentano per Trieste. In qualità di Propeller Club – ha commentato a
fine serata il presidente Fabrizio Zerbini - abbiamo sempre sollecitato ed auspicato questa
unità di intenti per lavorare a favore del Porto di Trieste e siamo quindi soddisfatti che si
prosegua con questa sinergia già in essere negli ultimi 5 anni».
OCCHI PUNTATI SU TRIESTE, IL PORTO VECCHIO E IL PUNTO FRANCO. LATELLA, AD SELECO: «OGGI NIENTE DI PARAGONABILE IN EUROPA»
27 Ottobre 2017