Il segretario generale dell’Authority Mario Sommariva svela che queste decisioni sono già state prese, ma aggiunge anche che le recenti parole del prefetto Francesca Adelaide Garufi, vanno meglio dettagliate. «È verissimo
- sostiene Sommariva - che la ricollocazione dell’Area franca avverrà in due o tre tranche anche cronologicamente distinte, ma
credo che sarà invece univoco e rapido il provvedimento che sospenderà dal Porto Vecchio tutti e 500 mila i metri quadrati di
Area franca che vanno tolti perché è interesse anche nostro cedere il prima possibile al Comune l’intera area che va sdemanializzata». I proventi delle successive alienazioni, va ricordato, dovranno obbligatoriamente andare a finanziare lo sviluppo delle infrastrutture del Porto nuovo.
Sommariva ha accompagnato già alcune settimane fa lo stesso commissario dell’Authority Zeno D’Agostino in perlustrazione
nella Valle delle Noghere su un’area di 100mila metri quadrati, compresa nel Sito inquinato di interesse nazionale, dove si
dovrebbe giocare una delle scommesse più ambiziose di tutta l’operazione: far valere la fiscalità di vantaggio inclusa nelle
prerogative triestine anche ai fini dell’abbattimento dei costi dell’energia per le industrie.
L’operazione richiamerebbe in loco imprese “energivore” secondo una definizione coniata recentemente, che oltre a portare
investimenti e occupazione sarebbero indotte a fare le operazioni di bonifica. «Dei 100mila metri quadrati in questione -
spiega infatti Stefano Zuban presidente Ezit - all’incirca un decimo potrà essere liberato in tempi molto brevi, mentre sugli altri
90mila, pur essendo l’inquinamento estremamente lieve, si dovrà passare alla seconda fase con l’analisi di rischio.
Nuove aziende potrebbero fare in proprio questa operazione accelerandolo notevolmente e facendo
ripulsare di attività l’intera l’area. Il cda dell’Ezit pur non avendo ancora emesso un documento ufficiale, ha già espresso
all’unanimità un commento estremamente positivo sull'operazione». È lo stesso giudizio che dà anche Nerio Nesladek sindaco
di Muggia, nel cui territorio l’area ricade, che rileva come le intenzioni dell’Authority siano state esplicitate all’intero del Comitato
portuale oltre che in un dibattito del Propeller club.
«Quella di far valere le prerogative del Punto franco triestino anche al fine degli sconti fiscali sull'energia è una possibilità che
si sta valutando al Tavolo che abbiamo aperto su queste questioni con l’Agenzia delle Dogane e che ha già tenuto una prima riunione», spiega D’Agostino impegnato in questi giorni tra Roma e Monaco di Baviera. Secondo Sommariva non vi sono dubbi
sul fatto che il Punto franco si possa spostare oltre che sul Carso e in particolare a Fernetti e a Prosecco, anche alle Noghere
dove il suo utilizzo sarà di tipo industriale «perché anche quella - sostiene - può a pieno titolo venir considerata un’area retro portuale e anche se vi si insedieranno aziende manifatturiere per trasportare i propri prodotti dovranno comunque utilizzare
lo scalo marittimo, similmente a quanto avviene per le aziende che operano nelle vicinanze ad esempio dei porti di Rotterdam
e di Amburgo».
Sulla questione interviene anche Claudio Grizon, consigliere in Provincia e al Comune di Muggia per il Pdl. «Non siamo a priori contrari a questa soluzione - commenta Grizon - ma il sindaco Nerio Nesladek, che sappiamo tra i promotori del trasferimento
del regime extra doganale alle Noghere, venga in Consiglio comunale a Muggia a spiegarci le opportunità e criticità conseguenti a questa ipotesi a quanto pare sempre più concreta. Il Comunedi Muggia – ironizza il consigliere Pdl - ha già “calato le braghe” dinanzi all’Ezit per poter raffazzonare le intese sul Piano regolatore, non vorremmo che sulla destinazione delle aree del territorio muggesano le decisioni siano prese a Trieste in via XXX Ottobre o in via Caboto (sedi del Pd e dell’Ezit), bensì in piazza Marconi a Muggia».
Spostati questi primi 200 mila metri quadrati scarsi, si tratterà di trovare una collocazione, in questo caso in tempi meno ravvicinati, per altri 300 mila. Le prime opzioni riguardano il Canale navigabile, dove anche potrebbero essere coinvolte aziende
del comparto industriale, e lo Scalo Legnami per procedere eventualmente con la banchina della Ferriera di Servola e con la
Piattaforma logistica per la quale però i lavori non sono ancora nemmeno partiti. Tutte operazioni queste che dovrebbero anche
dare abbrivio all’occupazione.
Il primo punto franco trasloca a Noghere
9 Agosto 2015