È una delle considerazioni che il commissario dell’Autorità portuale Zeno D'Agostino ha proposto al pubblico durante la conferenza “Piano regolatore e progetti di sviluppo del porto di Trieste: importanza ed attesa per le ricadute sull'economia del territorio”, organizzata ieri dall’International Propeller Club. Oltre al commissario si sono confrontati sul Piano regolatore portuale (Prp) il sindaco Roberto Cosolini, il consigliere regionale di Fi Riccardo Riccardi, l'imprenditore Pier Luigi Maneschi, Carlo Franzosini dell’Area marina di Miramare, il manager dell’Interporto di Bologna Angelo Aulicino. Nel suo intervento D'Agostino ha ripercorso la storia e gli obiettivi del Prp: «La procedura richiede di tener conto di innumerevoli fattori, non ultimo il governo sloveno - ha detto -. Quando sono arrivato a Trieste mi sono chiesto se anche il governo italiano avesse facoltà analoghe sul porto di Capodistria.
È così, però il loro Prp è composto da alcune decine di pagine di indicazioni generali, e non centinaia di pagine che precisano la destinazione diogni banchina». Un modus operandi da cui l’Italia potrebbe trarre ispirazione: «Il nostro documento è stato elaborato nel 2008, quando le dinamiche del mondo dello shipping erano completamente diverse». D’Agostino ha poi ribadito la contrarietà dell’Ap al rigassificatore di Zaule: «La commissione ha certificato l’incompatibilità del metanodotto con le attività portuali, pensiamo che questo possa essere un punto forte per opporsi al rigassificatore». Riccardi è partito dal fatto che «il Prp l’abbiamo approvato ai tempi di Boniciolli, poi è passata la presidente dell'Ap Monassi e siamo ancora qui a discutere». Secondo Riccardi oggi il «vero tema» è «far capire che il ruolo di Trieste è strategico per l’interesse nazionale».
Alla luce di ciò «l’attuale presidente regionale gioca un ruolo importante». Maneschi ha sottolineato con forza l’esigenza di ammodernare le infrastrutture portuali: «Un Prp senza una visione industriale del Porto serve a poco». Il sindaco ha invece posto l’accento sui potenziali sviluppi: «Questo Porto compete con altri porti europei, ciò ne fa un punto di interesse strategico per il Paese. In un momento in cui i soldi pubblici non ci sono puntare sull’off shore di Venezia sarebbe un grandissimo errore». A proposito dei rapporti con Capodistria: «Finora c’è stata una saracinesca chiusa,ma ho la sensazione che le cose stiano per cambiare, sia in termini di collegamenti ferroviari che di integrazione e collaborazione». Franzosini ha criticato la tendenza, «a Trieste come a Monfalcone», di proporre «impianti di rigassificazione on shore mentre quelli off shore avrebbero una prospettiva». Al termine dell’incontro è intervenuto anche il segretario generale del Porto Mario Sommariva: «C’è un rischio di accentramento nella nuova riforma».
FONTE: IL PICCOLO – 20 maggio 2015